Da provinciale ignorante quale sono, non ho colto, nel nuovo film dei fratelli Coen A proposito di Davis, i riferimenti a Colazione da Tiffany. E sì, ovviamente ho riconosciuto lo zio Bob in una delle ultime inquadrature, ma ho inteso la citazione semplicemente a mo' di cameo omaggio: vale a dire che poche note e una silhouette non mi sono sembrate sufficienti a srotolare un ragionamento sulla rivoluzione del nuovo folk dylaniano che si innesta nella tradizione. Insomma, dov'è la sostanza? Me lo sono chiesta per tutta la durata - per fortuna contenuta - del film, certa che il finale mi avrebbe condotta a un qualche sviluppo, più o meno logico. In realtà, niente. Vogliamo ribadire che il mondo si divide tra perdenti nati e individui geneticamente disposti al successo? Non mi sembra il caso di farci sopra un film. Vogliamo svolgere un accurato esercizio di manierismi, confezionare un lavoro imbottito di citazioni e rimandi più o meno criptati? Si può fare tutto, per carità, ma per gente modesta come me i grandi film sono un'altra cosa. Con Inside Llewyn Davis i Coen sembrano aver fatto un inutile monumento a sé stessi o poco più. Meno male che c'è il gatto, che recita stupendamente e che si aggira per il film con grazia e intelligenza impareggiabili.