giovedì 30 aprile 2009

Anche la depressione è un lusso

Quando vado dalla parrucchiera ne approfitto per dare una spolverata alle riviste che contano e aggiornarmi così sulle gesta dei vips del momento.
Leggo dunque che l'ormai ex marito di Reese Witherspoon - che ricordo molto bella e molto brava nel ruolo di June Carter Cash in Walk the line - tale Ryan Philippe, ha sbollito la depressione seguita al divorzio dall'attrice standosene a letto per circa cinque mesi.
Beato lui.
A noi poveri cristi, invece, le nostre ansie e depressioni tocca incastrarle fra lo strappo doloroso del risveglio e la timbratura d’ingresso in ufficio, siamo costretti a ricacciarle a forza dentro il sacchetto della spesa, le issiamo in alto nell’armadio insieme agli abiti del cambio stagione, le strizziamo insieme al pannospugna imbevuto di Lysoform cui rivolgiamo una segreta supplica affinché ci ottenga, oltre a quella domestica, anche l’igiene mentale.

mercoledì 29 aprile 2009

Ho fatto outing

L'ho detto! L'ho detto!
Mi stavo facendo drasticamente sforacchiare la chioma quando, sollecitata a esprimermi sulle ghignate che susciterebbe l'ultima edizione del Grande Fratello, stanca di nascondermi dietro una facciata di rispettabilità, ho finalmente confessato: "Guarda, io è dal 1995 che non ho la televisione..."

E' fatta. Voi non ci crederete, ma il coming out dalla parrucchiera è sempre il più difficile. Adesso devo cercare di non cambiare parrucchiera per un po'.

martedì 28 aprile 2009

Fragments of a rainy season

"Stamattina appena sveglio ti sei ritrovato a pregare per la pioggia. Un diluvio misericordioso contro questa luce invadente, non richiesta, che diffonde assurdi aliti di primavera. Hai bloccato la bicicletta all’improvviso, una frenata stridente per camminare lungo la banchina, accanto alle statue spettrali delle vittime della carestia. Se c’è una cosa che apprezzi degli irlandesi è che hanno un buon rapporto con la memoria: non si vergognano delle proprie ferite, non fanno niente per nasconderle. Uno non dovrebbe mai dimenticare le proprie origini, la propria natura. Mai pretendere di essere qualcun altro.
Al di là del fiume scintillante gli autobus gialli e blu sfilano in buon ordine, motivati e precisi come il resto del mondo alle tue spalle. Forse questo insopportabile profumo di primavera è tutto nella tua testa. [...]
Una pioggia dirotta, sì, una pioggia dirotta sarebbe solo un atto di pietà nei tuoi confronti, un rovescio battente che ti lasciasse fradicio, lavato dalla testa ai piedi.
A questo punto in un film succederebbe qualcosa. Al cinema, a teatro, c’è sempre un deus ex machina che sblocca la situazione, è una regola fondamentale, lo spettacolo deve continuare, ma è una cosa che non ha senso, nessuna rappresentazione della vita ha senso, tu non hai mai scritto canzoni da due minuti, hai sempre espresso per intero le emozioni, bisognerebbe fare come i greci dell’antichità, stare a teatro giorni interi e viverle le tragedie, sentirsele addosso, sotto la pelle, essere spettatori non ha senso, l’arte è emozione, non rappresentazione, però qui, ora, tu puoi solo accompagnare la tua bicicletta lungo questo percorso senza scopo, perché non succede niente, la scena non cambia, nessuno ti viene in aiuto, qui è solo un insopportabile, noiosissimo presente che si dilata a dismisura."

domenica 26 aprile 2009

Memento

23 anni fa il disastro di Chernobyl che per me rappresenta l'incubo all'ennesima potenza. Io direi di fare ciò che è in nostro potere per evitare altre voragini di dolore.

sabato 25 aprile 2009

Oasis

La band più sopravvalutata di tutti i tempi. Personalmente avrei fatto volentieri a meno delle loro recenti lagne chitarrose, buttate lì con tutta la malagrazia possibile.

giovedì 23 aprile 2009

Farà piacere un bel mazzo di rose...

…magari colte dall'arbusto all’angolo del giardino, saranno anche belli i prati spolverati di bianco e giallo, i coriandoli lilla sparsi nel sottobosco e il cielo turchino e immenso che fa brillare i tulipani scarlatti, ma è una bellezza distante, una bellezza che non parla e non conforta. Nessuno dà nulla per nulla. Che cosa ci sarà dietro tutta questa perfezione innaturale, quale sarà il prezzo da pagare stavolta? Perché questo splendore nell’erba - splendore sprecato - non è che una propaganda crudele, lo smagliante ritratto di un’illusione, tanto più perversa in quanto ci rammenta ogni istante che non è così che va la vita, non è questa la regola.
Da tempo ormai mi trovo molto più a mio agio nel mondo dimesso della pioggia, con la sua grigia cantilena di purificazione.
Con il passare degli anni sono sempre più incline a malinconie da sabato del villaggio. Non riesco a godere degli eventi in sé. Così come della neve non vedo il candore fiabesco ma solo gli spuntoni anneriti a margine della strada e il fango e il ghiaccio infido, così non so cedere al clamore trionfante di questa primavera. E’ un insulto del tutto gratuito, un dileggio che non ho voglia di sopportare
.

mercoledì 22 aprile 2009

Colori passeggeri

"E nel frattempo le stagioni, dandosi il cambio come ondate di marea, avvolgevano e macchiavano dei loro colori passeggeri, gelavano o riscaldavano con i loro diversi effluvi i viali di pietra di Gormenghast. E così, mentre Fuchsia vaga per la sua stanza in cerca di un libro smarrito, i boschetti meridionali sotto la sua finestra sono velati da una verzura incerta, e pochi giorni dopo tanti piccoli fuochi d'un verde crudo si accendono sui rami grigi come il ferro."
(Mervyn Peake "Gormenghast", Adelphi, traduzione di R. Serrai)

sabato 18 aprile 2009

"Un'emozione da poco"

L'ho captata stamattina, durante lo zapping radiofonico che mi concedo solo quando guido.
La Oxa del '78 me la ricordo bene, una absolute beginner paffuta in abiti maschili, lontana galassie dalla diva (vedere il suo
official site per credere) prosciugata dalla chirurgia plastica.
Ma non era alla Oxa che pensavo stamattina.


"...ed io non vedo più la realtà
non vedo più a che punto sta
la netta differenza
fra il più cieco amore
e la più stupida pazienza
no, io non vedo più la realtà
nè quanta tenerezza ti dà
la mia incoerenza
pensare che vivresti
benissimo anche senza."


Era a questi versi che pensavo. Li ricordavo perfettamente a memoria, ho scoperto.
Solo Fossati è riuscito a scrivere testi di canzoni che hanno in sè una tale forza, una tale urgenza da condensare un romanzo. O da farti venire voglia di scriverne uno.

giovedì 16 aprile 2009

When the rains come

La notizia è di oggi ed è una di quelle notizie che mi rendono felice: gli And Also The Trees stanno per pubblicare un nuovo album che dovrebbe vedere la luce più o meno insieme alla mia creatura.
Sono felice. Amo gli And Also The Trees, li ho sempre amati moltissimo. Possiedo addirittura due copie in vinile (non si sa mai, metti che se ne rovina una...) di quell'autentico capolavoro che è Virus Meadow e mi piace ricordare che il concepimento de L'inutile guida avvenne nel maggio 2006 proprio in seguito all'acquisto della seconda copia di Virus Meadow, esattamente vent'anni dopo l'uscita del disco.


Durante l'estate del 1986, barricata nella mia stanza con Virus Meadow nella testa, china sulla scrivania, fingevo di preparare un esame di letteratura greca che non sostenni mai. In realtà scrivevo un romanzo, il secondo della mia povera carriera, destinato per fortuna a non veder mai la luce.

Il nucleo centrale di quel tentato romanzo, che portava l'ambizioso titolo di Orfeo ed Euridice e mostrava già i chiari segni del mio stile schizofrenico, era la relazione (malata, va da sè) tra Steven e Corinne. Allora non potevo certo immaginare tutto quello che sarebbe accaduto dopo. Riascoltare Virus Meadow vent'anni dopo è stato come aprire una scatola di ricordi: tra i tanti sono rotolati fuori anche Steven, Corinne e Alex. Cosa avranno fatto in questi vent'anni?, mi sono chiesta, cosa ne sarà di loro adesso? Incredibilmente, loro erano ancora lì, pronti a vestire i panni della mia follia attraverso la loro storia. Io ne ho approfittato. Ci siamo fatti compagnia a vicenda.

Lo scorso settembre a Lugano ho provato a spiegare qualcosa di tutto questo a Justin Jones. Lui si è dichiarato entusiasta e ha preteso una copia del libro. "Ma è in italiano" ho obiettato io. Lui mi ha assicurato che con l'italiano non se la cava male.

Sono felice. When the rains come uscirà l'8 giugno. Sono sicura che sarà un grande disco come (Listen for) The Rag and Bone Man.

lunedì 13 aprile 2009

Veramente volevo solo un caffè...

Il sabato di Pasqua, presa da un'ispirazione improvvisa, decido un’incursione in quel di Gallarate.
Nel tentativo di reagire all’assonnato grigiore prefestivo che ammorba la cittadina – già deprimente di suo – mi lancio alla ricerca di un caffè. Il locale in cui incappo è il classico bar “giovane”, arredato in stile minimal-chic e destinato, si suppone, ad animarsi all’ora dell’aperitivo. L’ordinazione che io e M affidiamo alla giovane barista dai capelli ossigenati non potrebbe essere più semplice: due caffè, uno macchiato caldo, grazie. L’occhiata che io e M ci scambiamo quando ci vengono messe davanti due tazze da tè è più che eloquente: al Bar degli Spettri passi, ma in un posto spaziale come questo…in realtà, io e M, da provinciali quali siamo, non abbiamo colto e non sappiamo che il bello deve ancora venire. Un minuscolo contenitore debordante di crema bianca viene depositato accanto al cucchiaino. Io e M ci guardiamo ancora.
Thomas Milian: “E questo che è?”
Bombolo, alzando le spalle: “Boh, sarà panna…”
In realtà è gelato. Ma chi l’ha chiesto, il gelato? Per di più senza zucchero, senza alcun sapore particolare.
Con un’azione degna di Mister Bean annego tutto dentro il goccio di caffè macchiato, laggiù in fondo nel cono della tazza enorme. Trangugio il beverone gelido con l’unico desiderio di far scomparire tutto il più velocemente possibile. Inutile dire che questo caffè con gelato non richiesto implica un sovrapprezzo che noi paghiamo senza battere ciglio.
Mezz’ora dopo, il beverone galleggia ancora gelido e intatto nel mio stomaco.
Ma un caffè, dico, un buon caffè caldo, no eh? Cos’è, non va più di moda?
Dio com’è difficile essere banali di questi tempi.

giovedì 9 aprile 2009

Leçons de Ténèbres

mercoledì 8 aprile 2009

L'Appennino nascosto

Segnalo questa trasmissione andata in onda su Radio Tre Rai nell'ambito dell'insostituibile programma Fahrenheit.
Il podcast di Radio Tre funziona molto bene e permette di recuperare appuntamenti assai preziosi come appunto questa conversazione con Paolo Rumiz e Franco Arminio.

martedì 7 aprile 2009

"...scrivo tutta la musica che mi viene in mente, come un forsennato, ma anche con tanta tristezza." (Claude Debussy, 1915)

Alla fine al concerto ci sono andata. Ci sono andata essenzialmente perchè ritengo che la musica sia un dovere e se c'è un concerto di un artista di rilievo fuori casa e a un prezzo decente è un dovere andarci. Perchè la buona musica è nutrimento dell'anima, sempre. Così al concerto ci sono andata anche se un po' trafelata, con la testa altrove, anche se ho fatto fatica a staccarmi dal pc dal quale speravo di avere notizie di G.
Il fatto che G abiti a L'Aquila insieme alla figlia spiega la mia apprensione. A dire il vero, io G non l'ho mai conosciuta, non personalmente, voglio dire. Però siamo amiche di forum, ci siamo incontrate nel nome di una band la cui musica ha rappresentato molto più della colonna sonora della nostra giovinezza. Io e G, all'interno della community, sventoliamo la bandiera delle più anziane: vantiamo concerti visti in anni d'oro e mitici vinili da battere all'asta.
Certo se il cellulare di G non dà segni di vita le ragioni sono le più ovvie: linee intasate, batteria scarica.

La sonata di Beethoven op.102 n.1 ha un suono un po' ruvido, poco convincente. O forse è semplicemente la mia anima ad essere sintonizzata altrove: penso al gruppetto degli amici romani che si stanno prodigando in tutti i modi per raggiungere G, penso che durante l'intervallo manderò un altro sms a M che sta a Bologna e magari ha ricevuto notizie da E che sta a Firenze.
Mai neanche per un solo istante retrocedo dalla convinzione che G sia sana e salva. Non ho mai avuto dubbi - non saprei dire perchè - ma la certezza si radica in me durante l'esecuzione dello splendido Pohádka di Janáček a cui Andsnes regala una luminosità impressionistica. La sonata di Debussy è un moto di ribellione all'orrore della guerra, è un disperato, geniale slancio di creatività di un uomo assediato dalla morte certa. E poi Lutoslawski (che qualcuno dietro di me non ha mai sentito nominare) ci precipita in un'atmosfera lugubre cui non avrebbe senso opporsi. Beethoven chiude il cerchio col conforto della perfezione. Il suono di Andsnes è perfetto, pulito, luminoso, equilibrato: contraltare ideale per la voce ruvida, essenziale e saggia del violoncello di Schiff (che ho trovato simpaticamente invecchiato). Bellissimo l'encore, il secondo movimento della Sonata di Chopin, reso senza alcun manierismo romantico.
Probabilmente non avrei potuto scegliere colonna sonora più adatta per una serata così strana e concitata. Mai rinunciare alla musica.
Oggi ho saputo che G e figlia sono state estratte dalle macerie sane e salve. Hanno perso tutto. G ha perso tutti i suoi preziosi vinili. I libri. Il passaparola della community si è già attivato, il gruppetto dei romani è pronto ad entrare in azione, G ha bisogno di tutto e c'è già chi ha offerto ospitalità, ognuno ha qualcosa da dare. Se G non avesse avuto una passione folle per la musica le nostre strade non si sarebero incrociate. G sarebbe un po' più sola e noi un po' più inutili.
Mai rinunciare a un concerto. Mai spegnere la musica.

sabato 4 aprile 2009

Contro il veleno dell'ignoranza

Oggi è proprio il caso di togliere dallo scrigno questo vecchio cd e lasciare che questa musica incantevole – grazie alla semplice immediatezza della perfezione - purifichi l’atmosfera come un nobile incenso.

giovedì 2 aprile 2009

Night rain


"Non è stato un pomeriggio facile. Però ti accorgi con sollievo che il risveglio ti sta regalando la possibilità di tenere la testa rivolta verso la finestra. Vedi, il mondo continua là fuori, ogni cosa ha seguitato a procedere con regolarità. Persino la pioggia ha scelto di rimettersi all’opera, lenta e fedele attraverso le luci della sera. Non potresti desiderare suono più consolante di questo umido tramestio attorno al tuo davanzale.
A volte la notte sa rendere tutto così dolce, così accettabile."