martedì 28 aprile 2009

Fragments of a rainy season

"Stamattina appena sveglio ti sei ritrovato a pregare per la pioggia. Un diluvio misericordioso contro questa luce invadente, non richiesta, che diffonde assurdi aliti di primavera. Hai bloccato la bicicletta all’improvviso, una frenata stridente per camminare lungo la banchina, accanto alle statue spettrali delle vittime della carestia. Se c’è una cosa che apprezzi degli irlandesi è che hanno un buon rapporto con la memoria: non si vergognano delle proprie ferite, non fanno niente per nasconderle. Uno non dovrebbe mai dimenticare le proprie origini, la propria natura. Mai pretendere di essere qualcun altro.
Al di là del fiume scintillante gli autobus gialli e blu sfilano in buon ordine, motivati e precisi come il resto del mondo alle tue spalle. Forse questo insopportabile profumo di primavera è tutto nella tua testa. [...]
Una pioggia dirotta, sì, una pioggia dirotta sarebbe solo un atto di pietà nei tuoi confronti, un rovescio battente che ti lasciasse fradicio, lavato dalla testa ai piedi.
A questo punto in un film succederebbe qualcosa. Al cinema, a teatro, c’è sempre un deus ex machina che sblocca la situazione, è una regola fondamentale, lo spettacolo deve continuare, ma è una cosa che non ha senso, nessuna rappresentazione della vita ha senso, tu non hai mai scritto canzoni da due minuti, hai sempre espresso per intero le emozioni, bisognerebbe fare come i greci dell’antichità, stare a teatro giorni interi e viverle le tragedie, sentirsele addosso, sotto la pelle, essere spettatori non ha senso, l’arte è emozione, non rappresentazione, però qui, ora, tu puoi solo accompagnare la tua bicicletta lungo questo percorso senza scopo, perché non succede niente, la scena non cambia, nessuno ti viene in aiuto, qui è solo un insopportabile, noiosissimo presente che si dilata a dismisura."

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