…magari colte dall'arbusto all’angolo del giardino, saranno anche belli i prati spolverati di bianco e giallo, i coriandoli lilla sparsi nel sottobosco e il cielo turchino e immenso che fa brillare i tulipani scarlatti, ma è una bellezza distante, una bellezza che non parla e non conforta. Nessuno dà nulla per nulla. Che cosa ci sarà dietro tutta questa perfezione innaturale, quale sarà il prezzo da pagare stavolta? Perché questo splendore nell’erba - splendore sprecato - non è che una propaganda crudele, lo smagliante ritratto di un’illusione, tanto più perversa in quanto ci rammenta ogni istante che non è così che va la vita, non è questa la regola.
Da tempo ormai mi trovo molto più a mio agio nel mondo dimesso della pioggia, con la sua grigia cantilena di purificazione.
Con il passare degli anni sono sempre più incline a malinconie da sabato del villaggio. Non riesco a godere degli eventi in sé. Così come della neve non vedo il candore fiabesco ma solo gli spuntoni anneriti a margine della strada e il fango e il ghiaccio infido, così non so cedere al clamore trionfante di questa primavera. E’ un insulto del tutto gratuito, un dileggio che non ho voglia di sopportare.
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