mercoledì 25 febbraio 2009

Ditemi che è uno scherzo

Se questa notizia non è un'allucinazione io giuro pubblicamente che lascio questo paese al fascio e allo sfascio che si merita.

martedì 24 febbraio 2009

Meditazione del martedì sera


"Does the body rule the mind
Or does the mind rule the body ?
I don´t know...."
(The Smiths,"Still ill", 1984)

domenica 22 febbraio 2009

Meditazione della domenica


"In my life
Why do I give valuable time
To people who don't care if I live or die ?"
(The Smiths, "Heaven knows I'm miserable now",1984)

giovedì 19 febbraio 2009

Lars Vogt al Salone Estense di Varese

Mi aspettavo di più. E’ vero che la mia frequentazione delle incisioni di Lars Vogt era limitata ai concerti romantici (Schumann, Grieg, Beethoven) eseguiti sotto la direzione di Simon Rattle ancora ai tempi di Birmingham e che avevo solo una vaga reminiscenza del lavoro su Hindemith con Abbado e i Berliner; tuttavia, nonostante i riferimenti limitati e la memoria un po' appannata circa lo stile di Vogt, ieri sera sono andata al concerto sicura di godere di una interpretazione memorabile. Decisamente, memorabile non è l’aggettivo giusto. Forse deludente suona un po’ spietato per un pianista che ha comunque osato mettere in fila Berg, Schubert e Liszt. Diciamo che la sua interpretazione non ha incontrato i miei gusti. Passi la Sonata Op.1 di Berg: niente a che vedere con la lettura introspettiva di Gould o quella scientifica di Pollini; ma l’inflessione tardo romantica conferita all’opera da Vogt era perfettamente legittima.
Le mie perplessità sono cominciate con il primo dei Drei Klavierstücke D946 dove mi aspettavo un’esecuzione cristallina e dove ho notato subito, invece, un uso improprio, eccessivo, del rubato. Il peggio, inevitabilmente, si è scatenato con la Sonata in Si minore di Liszt. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il grande repertorio pianistico ottocentesco sa che si tratta di una composizione che sfugge a qualsiasi definizione: un’opera di estrema complessità intellettuale, oltre che tecnica, caratterizzata da un’architettura precisa e spiazzante al tempo stesso. La capacità di governare sapientemente tutto quel materiale in ebollizione è esattamente ciò che fa la differenza fra un pianista (che deve essere necessariamente bravo) e il vero interprete dell’opera. Dico subito che il mio riferimento – invariato dal 1992 – per la Sonata di Liszt è Krysztian Zimerman: a mio avviso nessuno raggiunge la sua pulizia e il suo rigore, nessuno come lui sa dominare l’impeto romantico senza suonare troppo freddamente cerebrale. Con Liszt il rischio di debordare nel gigantismo, nel fortissimo-a-impatto-sicuro-sul-pubblico, è sempre a portata di dita. Vogt è certo un ottimo pianista, un musicista generoso e appassionato, tuttavia l’impressione generale è che il repertorio romantico non gli sia del tutto congeniale: ascoltandolo, si ha quasi la sensazione che si lasci sopraffare dalle emozioni, senza riuscire perciò a metterle al servizio della musica. Non a caso eseguendo l’encore –Mozart: il secondo movimento della Sonata in Do– Vogt si è rivelato impeccabile, pulito e misurato.
Fuori dai confini del periodo classico o dei rigori modernisti, le esecuzioni di Vogt restano semplicemente in superficie. Il corto circuito espressivo fra dita e cuore scatta quando la musica non nasce dalla testa.

lunedì 16 febbraio 2009

Per chi ancora non ha capito perchè mi sono messa a studiare il tedesco ("..alla tua età, che tanto se non lo usi per lavoro a cosa ti serve?")

"Io credo che la grammatica sia una via di accesso alla bellezza. Quando parliamo, quando leggiamo o quando scriviamo, ci rendiamo conto se abbiamo scritto o stiamo leggendo una bella frase. Siamo capaci di riconoscere una bella espressione o uno stile elegante. Ma quando si fa grammatica, si accede a un'altra dimensione della bellezza della lingua. Fare grammatica serve a sezionarla, guardare come è fatta, vederla nuda, in un certo senso. Ed è una cosa meravigliosa, perchè pensiamo:«Ma guarda un po' che roba, guarda un po' com'è fatta bene!», «Quanto è solida, ingegnosa, acuta!». Solo il fatto di sapere che esistono diversi tipi di parole e che bisogna conoscerli per definirne l'utilizzo e i possibili abbinamenti è una cosa esaltante. Penso che non ci sia niente di più bello, per esempio, del concetto base della lingua, e cioè che esistono i sostantivi e i verbi. Con questi avete in mano il cuore di qualunque enunciato. Stupendo, vero? I sostantivi, i verbi...Forse bisogna collocarsi in uno stadio di coscienza speciale per accedere a tutta la bellezza della lingua svelata dalla grammatica. [...] Per me le lezioni di grammatica sono sempre state sintesi a posteriori e, al limite, precisazioni terminologiche."
(da "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery, edizioni e/o, traduzione di Emanuelle Caillat.)

venerdì 13 febbraio 2009

Tre passi nel delirio

Non credo di poter spiegare questo genere di nostalgia. Non credo sia comprensibile per chi non l’abbia già sperimentata. Non escludo nemmeno si tratti di qualcosa che ha a che fare con la follia. Di fatto io ho una terribile nostalgia di Steven e Alex. Certo qualcuno potrebbe farmi notare che Steven e Alex non esistono, non sono mai esistiti, sono semplicemente un parto della mia fantasia non tanto sana; al che io potrei dire che anche Robert Schumann ha vissuto una vita intera con due personaggi immaginari in testa; al che qualcuno potrebbe gentilmente rammentarmi che Schumann ha concluso la sua breve esistenza in manicomio.
Sarà pure un sintomo di insanità mentale, resta il fatto che ai miei personaggi io resto incollata a lungo. Figurarsi che penso ancora con affetto (in qualche caso non privo di sconcerto) ai protagonisti delle storie che scrivevo da bambina.
Sono Harry e Laura i personaggi che ho allontanato più in fretta, quelli che considero con maggior freddezza, come estranei che hanno attraversato rapidamente la mia vita.
Ma Steven e Alex in questo momento mi mancano da morire. Stamattina mi sentivo come un regista frustrato che si riguarda tutti gli spezzoni scartati in fase di montaggio: esaminavo quei preziosi cascami di storia, quei frammenti noti a me sola. Apparentemente intenta alle inutili scartoffie dell'ufficio, ero in realtà rannicchiata nella mia soffitta ad osservare Alex che si rifugiava in un bar dalle parti di Ladbroke Grove. Quello che era successo poco prima tra lui e Steven non posso e non voglio dirlo, è un segreto tra me e loro, del resto è qualcosa che non interesserebbe a nessuno.
Sarà che Steven e Alex li ho amati ferocemente come figli, sarà che in questo momento non ho loro notizie. Li ho lasciati nel limbo oscuro della revisione, li sento come figli in affido. Perché non me li restituiscono? Non ero forse una buona madre? “They are taking her children away…” e il cuore mi si scioglie di nuovo tra rimpianti e nostalgie.
Mi chiedo quando ritorneranno a casa le mie creature, quando ritorneranno da me. Se avranno la faccia sconosciuta di un figlio che è stato a lungo con estranei, un figlio che ritorna da una lunga vacanza all’estero. Qualunque cosa accada, qualunque cosa vi dicano, figli miei, chiunque abbiate incontrato, chiunque incontrerete, sappiate per certo che nessuno potrà mai amarvi come vi ho amati io. Siete stati voi a riempire di senso questi ultimi due anni della mia vita e, in qualche modo, ancora lo state facendo. Nessuno mi ha mai dato la felicità che mi avete dato voi.

P.S. Lo so, il contenuto di questo post non interesserà a nessuno. Ma a volte scrivere aiuta a illudersi che la follia sia sotto controllo.

mercoledì 11 febbraio 2009

Sottoscrivo

"Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, è stato sdoganato nell’aula del Senato della Repubblica.[...]L’Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei "Bravi" di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimo.

La "cattiveria", invocata dal ministro Maroni, è diventata politica di Governo, trasformata in legge. Così, questo Paese, già abbastanza "cattivo" con i più deboli, lo diventerà ancora di più: si è varcato il limite che distingue il rigore della legge dall’accanimento persecutorio. Il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, mette a rischio lo Stato di diritto. La fantasia del "cattivismo" padano fa strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno (a margine: che credibilità ha il progetto di un’Italia federalista in mano alla Lega?).

Eppure, nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare "rospi" padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa. La sicurezza è solo un alibi per norme inutili e dannose, per scaricare il malessere del Paese sugli immigrati, capro espiatorio della crisi.[...]

L’ignobile "cattivismo" leghista ha fatto scattare la maggioranza sull’attenti e oggi il Paese adotta un diritto speciale (indegno di una democrazia) che discrimina tra cittadini (gli italiani) e non-cittadini (gli extracomunitari). La Chiesa non ci sta; gli Ordini dei medici protestano e fanno sapere che non faranno i delatori; la Polizia, delegittimata, non accetta il Far west delle ronde e della giustizia "fai da te": «Quel provvedimento», dicono, «rischia di legittimare azioni incontrollabili di squadracce di esaltati».

La Lega, invece, esulta. Finalmente, il "bastone padano", evocato da Borghezio nel 1999, oggi è strumento d’ordine autorizzato dal Parlamento. Allora in molti sorridevano e liquidavano i desideri dei "volontari verdi" come chiacchiere. Appunto, da osteria. Le cose, purtroppo, sono andate diversamente."

Qui il resto dell'articolo sul quale, in qualche punto, ho più di una perplessità. Ma gli stralci che ho riportato li sottoscrivo in toto.

Abbiamo tutti un blues da piangere - 2

Ho pensato che non fosse il caso di infierire su Luca Carboni per la sua mediocre riedizione di “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli. A Carboni riconosco il merito di aver riportato alla luce un vero gioiello della canzone d’autore italiana e di averlo fatto in un impeto di passione civile. Di questi tempi, una scelta assolutamente impopolare. Anzi, coraggiosa.

martedì 10 febbraio 2009

Abbiamo tutti un blues da piangere*

Perchè i Marlene Kuntz hanno deciso di affliggerci con la loro inutile cover di "Impressioni di settembre" della PFM? E' lecito supporre che siano state ragioni affettive a motivare la scelta; certo è normale, abbiamo tutti la nostra musica del cuore, abbiamo tutti messo un pezzo della nostra vita in una qualche canzone di una vita fa, abbiamo tutti il nostro blues da piangere, insomma. Ma una cosa è cantare un brano che ci piace molto (cosa che più o meno sappiamo fare tutti), altro invece è decidere di eseguire una cover. Una cover richiede un preciso senso di responsabilità da parte dell'interprete: si tratta di reinterpretare un brano, riviverlo e farlo rivivere perchè attraverso quel brano si ha voglia di dire qualcosa di nuovo. Riproporre semplicemente un pezzo aggiungendo qualche sgraziato vocalizzo in coda o gravando di intensità un verso qua e là in un inutile sforzo di personalizzazione, conduce solo a risultati patetici.

*Perigeo, 1973

domenica 8 febbraio 2009

Brutta notizia

Concerto milanese dei Franz Ferdinand spostato in quel postaccio lugubre, quella specie di mattatoio in disuso che è il Palasharp. Spero solo che almeno il sound non ne esca massacrato.

sabato 7 febbraio 2009

Altri segni di degrado

Una ventina di chilometri tra Como e Varese lungo una strada che pareva quella di un paese in guerra. Crateri e voragini e dissesti e allagamenti. E l'automobilista - che pure ha sganciato una somma non indifferente per il bollo auto, ovvero la tassa sulla circolazione - che fa? protesta forse? Ma no via, saremo sì padani, ma, sotto sotto, con buona pace di Bossi e dei suoi invasati seguaci, siamo pur sempre italiani; dunque l'automobilista si limita a schivare i crateri pensando solo a salvare la propria pelle e la propria auto.
Dice:"Eh ma la pioggia, la neve..."
Dico: a 5 chilometri da qui, oltre il confine svizzero, piove e nevica con la stessa intensità eppure le strade sono impeccabili. Perchè dobbiamo sempre ripeterci le stesse cose che sono sotto gli occhi di tutti?

mercoledì 4 febbraio 2009

Uno spettro si aggira per l'Europa...


"Negli anni sessanta i professori di economia e i tecnocrati si riempivano la bocca dei circoli virtuosi della crescita.[...]A conti fatti, i circoli virtuosi si sono rivelati piuttosto perversi da molti punti di vista. Lo sconvolgimento climatico che ci minaccia oggi è il frutto delle nostre follie di ieri. Da parte sua, la grande trasformazione necessaria per la costruzione di una società autonoma di decrescita può essere rappresentata come l'articolazione di otto cambiamenti interdipendenti che si rafforzano reciprocamente. Si può sintetizzare l'insieme di questi cambiamenti in un circolo virtuoso di otto R: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Questi otto obiettivi interdipendenti possono innescare un processo di decrescita serena, conviviale e sostenibile."

Serge Latouche da "Breve trattato sulla decrescita serena", Bollati Boringhieri 2008 (traduzione di Fabrizio Grillenzoni)

lunedì 2 febbraio 2009

Un nuovo arrivo in famiglia


E con questa siamo a cinque.
"Scusa, ma non si era detto che son tempi duri, che bisogna risparmiare..."
"Scusa, non sei stata tu a postare quella frase di Pollini sul fatto che per reagire alla crisi bisogna investire in musica?"