lunedì 16 febbraio 2009

Per chi ancora non ha capito perchè mi sono messa a studiare il tedesco ("..alla tua età, che tanto se non lo usi per lavoro a cosa ti serve?")

"Io credo che la grammatica sia una via di accesso alla bellezza. Quando parliamo, quando leggiamo o quando scriviamo, ci rendiamo conto se abbiamo scritto o stiamo leggendo una bella frase. Siamo capaci di riconoscere una bella espressione o uno stile elegante. Ma quando si fa grammatica, si accede a un'altra dimensione della bellezza della lingua. Fare grammatica serve a sezionarla, guardare come è fatta, vederla nuda, in un certo senso. Ed è una cosa meravigliosa, perchè pensiamo:«Ma guarda un po' che roba, guarda un po' com'è fatta bene!», «Quanto è solida, ingegnosa, acuta!». Solo il fatto di sapere che esistono diversi tipi di parole e che bisogna conoscerli per definirne l'utilizzo e i possibili abbinamenti è una cosa esaltante. Penso che non ci sia niente di più bello, per esempio, del concetto base della lingua, e cioè che esistono i sostantivi e i verbi. Con questi avete in mano il cuore di qualunque enunciato. Stupendo, vero? I sostantivi, i verbi...Forse bisogna collocarsi in uno stadio di coscienza speciale per accedere a tutta la bellezza della lingua svelata dalla grammatica. [...] Per me le lezioni di grammatica sono sempre state sintesi a posteriori e, al limite, precisazioni terminologiche."
(da "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery, edizioni e/o, traduzione di Emanuelle Caillat.)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Misteri del fascino delle lingue.
Durante la mia permanenza a Zurigo, avevo conosciuto un brillantissimo collega tedesco, giovane ma molto appassionato e competente nel lavoro e sicuramente avviato ad una brillante carriera.
Folgorato dalla bellezza delle lingue indocinesi ( ... secondo il suo gusto, o meglio il suo "sentire", naturalmente ..) che fra l'altro esercitamo un fascino particolare per la grafia, questo tizio, Guenther, aveva deciso di mollare tutto - più o meno all'improvviso - e di trasferirsi là, mi pare in Cambogia .
Chissà come gli è andata .

Anonimo ha detto...

Questo Guenther aveva capito tutto della vita. L'apprendimento di una lingua straniera serve spesso a reinventarsi, è un lasciapassare per una nuova identità. E' una realtà parallela, un'alternativa, magari solo mentale, ma permette di costruire un'identità di riserva, probabilmente più autentica di quella che facciamo agire normalmente in società.
In mancanza di meglio (cioè di una fuga reale) resta comunque la consolazione della bellezza. Direi che il lato più affascinante della grammatica sono le eccezioni: quegli impulsi irrazionali, incontenibili, che sprizzano qua e là come l'erba tra le fughe di un lastricato perfetto. La conferma che la grammatica è davvero una sintesi a posteriori, come la cristallizzazione di un flusso magmatico.