venerdì 13 febbraio 2009

Tre passi nel delirio

Non credo di poter spiegare questo genere di nostalgia. Non credo sia comprensibile per chi non l’abbia già sperimentata. Non escludo nemmeno si tratti di qualcosa che ha a che fare con la follia. Di fatto io ho una terribile nostalgia di Steven e Alex. Certo qualcuno potrebbe farmi notare che Steven e Alex non esistono, non sono mai esistiti, sono semplicemente un parto della mia fantasia non tanto sana; al che io potrei dire che anche Robert Schumann ha vissuto una vita intera con due personaggi immaginari in testa; al che qualcuno potrebbe gentilmente rammentarmi che Schumann ha concluso la sua breve esistenza in manicomio.
Sarà pure un sintomo di insanità mentale, resta il fatto che ai miei personaggi io resto incollata a lungo. Figurarsi che penso ancora con affetto (in qualche caso non privo di sconcerto) ai protagonisti delle storie che scrivevo da bambina.
Sono Harry e Laura i personaggi che ho allontanato più in fretta, quelli che considero con maggior freddezza, come estranei che hanno attraversato rapidamente la mia vita.
Ma Steven e Alex in questo momento mi mancano da morire. Stamattina mi sentivo come un regista frustrato che si riguarda tutti gli spezzoni scartati in fase di montaggio: esaminavo quei preziosi cascami di storia, quei frammenti noti a me sola. Apparentemente intenta alle inutili scartoffie dell'ufficio, ero in realtà rannicchiata nella mia soffitta ad osservare Alex che si rifugiava in un bar dalle parti di Ladbroke Grove. Quello che era successo poco prima tra lui e Steven non posso e non voglio dirlo, è un segreto tra me e loro, del resto è qualcosa che non interesserebbe a nessuno.
Sarà che Steven e Alex li ho amati ferocemente come figli, sarà che in questo momento non ho loro notizie. Li ho lasciati nel limbo oscuro della revisione, li sento come figli in affido. Perché non me li restituiscono? Non ero forse una buona madre? “They are taking her children away…” e il cuore mi si scioglie di nuovo tra rimpianti e nostalgie.
Mi chiedo quando ritorneranno a casa le mie creature, quando ritorneranno da me. Se avranno la faccia sconosciuta di un figlio che è stato a lungo con estranei, un figlio che ritorna da una lunga vacanza all’estero. Qualunque cosa accada, qualunque cosa vi dicano, figli miei, chiunque abbiate incontrato, chiunque incontrerete, sappiate per certo che nessuno potrà mai amarvi come vi ho amati io. Siete stati voi a riempire di senso questi ultimi due anni della mia vita e, in qualche modo, ancora lo state facendo. Nessuno mi ha mai dato la felicità che mi avete dato voi.

P.S. Lo so, il contenuto di questo post non interesserà a nessuno. Ma a volte scrivere aiuta a illudersi che la follia sia sotto controllo.

2 commenti:

Leela ha detto...

Cara amica, conosco bene la nostalgia nel lasciare alla loro strada quelle creature che ti appartengono così intimamente essendo capillarmente parte di noi.. Ho provato spesso la stessa sensazione.. ma ti confesso che adesso Julian e Aurora non mi mancano, perchè sono ancora ovunque dentro me e sulle labbra di chi li ha letti. E le mie dita sono sempre ricettive se a breve sentireanno il bisogno di comunicare ancora qualcosa, li lascerò parlare tutto il tempo che vorranno.. Spero sarà così anche per Alex e Steven.. un abbraccio. Xelah

Anonimo ha detto...

Grazie tesoro.