lunedì 29 giugno 2009

Eugenio Finardi a Estivaljazz 2009: in estrema sintesi

E’ pur vero che tutti si invecchia e si cambia ma Eugenio Finardi è cambiato decisamente in peggio. Ha estremizzato quella sua vena enfatica e retorica che un tempo gli si perdonava facilmente in virtù della bellezza di certe sue (vecchie) canzoni; ha assunto un’aria da predicatore che lo fa assomigliare anche fisicamente a Paulo Coelho; non riesce a infilare due frasi senza tirare in ballo la storia trita e ritrita della madre cantante lirica americana; ha la spudoratezza di proporre di questi tempi un brano come “Dolce Italia” (“…in Italia la gente è più sincera, la vita è più vera”… a Euge’, ma che ci pigli per il ****?); ha l’imperdonabile insensibilità di interrompere per ben due volte l’incalzante propulsione di “Diesel” per concedere due assoli jazzistici totalmente estranei allo stile e al senso del pezzo. Poi sarà meglio tacere dell’inaccettabile versione di “Verranno a chiederti del nostro amore” di De Andrè, resa con un inaudito, tronfio vibrato. E sarà pure il caso di stendere un velo pietoso su “Musica ribelle” e su quell’esortazione finale, lanciata con aria mistica e ispirata “…nessuno ci potrà fermare, dobbiamo lottare ecc ecc…”

Esempi di narcisismo ipertrofico ne abbiamo fino alla nausea e l’incoerenza è lo stile dominante: caro Eugenio Finardi, chi mai sei diventato?
L’impressione amara che persiste tre giorni dopo il concerto è quella di aver assistito allo spettacolo (neanche tanto ben rodato) di un guitto astuto, un illusionista ruffiano e approssimativo, l’ennesimo furbetto che propina una minestra riscaldata cavalcando l’onda nel più subdolo italian style di regime.

6 commenti:

River Man ha detto...

"... un guitto astuto, un illusionista ruffiano e approssimativo, l’ennesimo furbetto che propina una minestra riscaldata cavalcando l’onda nel più subdolo italian style di regime."

Esattamente ciò che è sempre stato, nessuna sorpresa.

rose ha detto...

Però dispiace, quando a certi personaggi ti eri affezionato non solo in virtù della di tutti noi giovinezza ma di alcune canzoni che un po' di autenticità ce l'avevano... (penso anche, per conto mio, a Enrico Ruggeri.)

fuchsia ha detto...

Sinceramente mi è spiaciuto dover usare termini così duri nei confronti di un personaggio che in anni lontani, nonostante certe sue fastidiose ingenuità, ho amato molto.
Come Rose, credo anch'io che un tempo Finardi fosse convinto di quello che faceva, non credo sia sempre stato un ipocrita.
Non mi turba il cambiamento in un individuo, anzi: però ogni inversione di rotta richiede coerenza. E in questo caso, prima ancora che la coerenza ideologica è mancata la coerenza artistica.

Unknown ha detto...

Sono sinceramente dispiaciuto che tu abbia avuto queste sensazioni anche se ti sono grato per le critiche, che toccano sempre più dei complimenti!
Ti posso però assicurare che tutto quello che faccio cerco di farlo al meglio, senza trucchi o furbizie, e con la massima onestà intellettuale.
Da anni ormai lavoro in maniera indipendente a progetti di nicchia che l'industria rifiuta e politicamenete sono esattamente dov'ero nel '76, magari fossi stato astuto!
Forse disapprovi gli arrangiamenti dei pezzi ma dopo 33 anni se non mi divertissi un po' diventerei pazzo...
Insomma rispetto le tue opinioni, mi dispiace di averti deluso, ma se l'ho fatto non è certo per ruffianeria o approssimazione.
Grazie
Eugenio Finardi

exit ha detto...

Eugenio,
innanzitutto grazie per il tuo intervento.

L’amarezza con cui mi sono espressa è proporzionale all’ammirazione sincera e – ti parrà strano - all’affetto quasi fraterno che ho avuto per te un tempo.
Non tutti i nuovi arrangiamenti mi sono dispiaciuti: purtroppo però, benché io abbia cercato di lasciar decantare le emozioni, le sensazioni negative hanno prevalso e mi è stato impossibile stendere un resoconto critico equilibrato.
Apprezzo molto la semplicità e l’umiltà con cui hai accettato le mie critiche.
Per il momento non ritratto la mia posizione ma non escludo – anzi mi auguro – che in futuro, magari in un contesto meno stravagante di quello di venerdì scorso, le mie impressioni possano essere diverse.

guanabara ha detto...

La passione di Eugenio per l'onestà intellettuale, la sua voglia di condividere qualcosa di "suo" con tutti, non mi sembrano venute meno.
E queste doti, prima o poi, ritorneranno anche nella sua musica.