lunedì 5 gennaio 2009

Lettera a Tiziano Scarpa: ancora su "Stabat mater"

Gentilissimo Tiziano Scarpa, ti sono molto grata per aver visitato questo modestissimo blogghino. Detesto scrivere recensioni come si conviene, personalmente la trovo un’attività tra le più noiose, seconda solo ai pranzi in famiglia. In realtà, c’erano altre idee che mi tormentavano mentre buttavo giù la mia riflessione sul tuo “Stabat mater” e mi piacerebbe rendertene partecipe.
E’ stata un’ispirazione improvvisa a impormi la lettura del tuo libro che giaceva nell’armadio insieme ad altri volumi ormai da qualche settimana. Ero alle prime pagine quando sono stata raggiunta dalla notizia della neonata trovata morta a Roma sotto un cavalcavia accanto alla giovane madre albanese. Sono certa di aver provato più pena per la madre che per la piccola inconsapevole e quelle immagini e quella pena da quel momento non hanno fatto che sovrapporsi e mescolarsi continuamente all’angoscia di Cecilia. Pensavo a quel parto avvenuto con ogni probabilità sotto il cavalcavia, pensavo alla solitudine e al dolore di quella madre e credo che l’intervento di Don Antonio Vivaldi abbia sollevato anche me, almeno temporaneamente, da quel pensiero ossessivo. Per una di quelle strane coincidenze che spesso si verificano coi libri, poco prima di attaccare la lettura di “Stabat mater” avevo scorso rapidamente l’autobiografia di Eric Clapton: fino ad allora avevo sempre ignorato che la nascita di Clapton fosse frutto di una relazione illecita e non potevo certo immaginare quanto la condizione di figlio illegittimo avesse influito sulla sua personalità, sulla sua fragilità, in definitiva facendo di lui un artista eccezionale.
Chissà: forse sono state proprio queste coincidenze a rendere la mia lettura come tu dici “intensa". O forse è stato il fatto che mi aspettavo di leggere un romanzo storico e invece mi sono trovata immersa in un’opera poetica. Pensavo continuamente alla voce di Cecilia, leggendola. La immaginavo raccontarsi su un palcoscenico, sentivo la sua voce bucare l'oscurità. Teoricamente, nella mia pseudo-recensione avrei dovuto riportare una citazione da ogni pagina. Posso dire di non aver perso un solo battito del cuore di Cecilia. Mi sono anche chiesta quanto profondamente tu l' abbia amata e quanto ti sia costato separarti da lei a romanzo ultimato. Mi sono chiesta, inevitabilmente, quanto di te sia stato trasferito in lei. Ho anche riflettuto sulla benedizione che è a volte la scrittura, quando offre la possibilità di trasformarsi in qualcun altro, più a lungo e più intensamente di quanto possa capitare ad un attore.
Per un attimo avrei voluto intitolare il post “Un singolare omaggio a Vivaldi” ma suonava davvero troppo ortodosso, troppo recensione. L’omaggio a Vivaldi, di fatto, lo si legge un po’ in filigrana, ed è bene così. Una celebrazione aperta sarebbe stata un controsenso per un artista che doveva essere perfettamente consapevole della fugacità di ogni cosa. Del resto il conforto della Bellezza è qualcosa che si sperimenta privatamente, in solitudine, e non ha nulla a che vedere con le lodi tributate dagli uomini.
Infine mi sono chiesta quanto in là io mi sia spinta nell’interpretazione del libro. Quante licenze io mi sia presa rispetto alle intenzioni dell’autore. Purtroppo un libro, una volta partorito, diventa di tutti, ed è singolare, magari anche deludente per l'autore riscontrare le differenti percezioni dei lettori, i diversi accenti, quante e quali correnti emotive siano state captate e quante e quali invece non siano nemmeno state avvertite, come giacimenti preziosi in una miniera inaccessibile.
Chissà se hai provato, stai provando la malinconia dell’autore che sente il proprio lavoro nelle mani degli altri. Mi viene in mente Don Antonio: "Dobbiamo avere l’umiltà di farci capire. Dobbiamo usare la nostra complicazione per tirarne ingegnosamente fuori la semplicità"
Da ultimo mi complimento per la scelta delle incisioni vivaldiane di riferimento: direi che la condivido, fatta eccezione per un paio di incisioni che non conosco.

Con profonda gratitudine
Rita

Nessun commento: