...adesso mi tocca lavorare sul serio, ho pensato in un primo momento. Poi è bastato uno sguardo, una scorsa veloce ed ogni entusiasmo è svanito all'istante. C'è un autore che riesca ancora a guardare con gli occhi dell'amore la propria creatura una volta che questa è stata spolpata e disossata da mani ignote, asettiche, fedeli solo alla logica del dovere?
Sarebbe stato meglio non aver mai cominciato, rifletto osservando il mio lavoro che ha la faccia di un figlio sconosciuto, un castello appiattito al suolo.
Dovrei dargli un occhio prima di partire, suppongo, dunque una settimana di tempo per sbrogliare anche la matassa prefazione e riorganizzare le note e concedergli pure quelle virgole se proprio le vogliono, ma per l'amor di Dio, quel passaggio deve stare dov'è così come mamma l'ha fatto, e via a barattare di questo passo...
Morale: il plico è qui accanto a me, nascosto in una bella busta a soffietto avana, e non ho cuore di metterci mano.
P.S. L'altra volta la faccenda non mi era sembrata così terribile...vorrà dire qualcosa? E se sì, cosa?
2 commenti:
Devi farlo!
Vuol dire che a questa tua creatura vuoi proprio bene.
E come tutte le creature, cresce un po' di suo . Non sempre e non tanto come mamma vuole. A volte, chissà, neanche poi tanto male.
Posta un commento