"Che cercate Voi, Signore, nella musica?"
"Io cerco le lacrime e i rimpianti"
(da "Tutte le mattine del mondo")
In ricordo di Guillaume e della sua breve vita vissuta con l'infelicità nel sangue. In ricordo della sua bellezza e del suo dolore, della spavalderia con cui mascherava l'angoscia, ho scelto immagini malandate ma preziose. Un documento di un realismo dolcissimo e spietato - un po' recitato un po' no, certo decisamente esibito - che dice tutto di Guillaume. Il disperato equilibrio tra istinto di sopravvivenza e necessità di autodistruzione. Autodistruzione come unico mezzo per affermare la propria identità. L'amputazione - fortemente avversata dal padre - come l'apice di un lungo processo di autoscarnificazione, come supremo sfregio all'ineliminabile ombra paterna. Un taglio netto, una parola definitiva.
Riposa in pace, Guillaume.
2 commenti:
Ma cos'è questa maledizione nella vita degli attori ? Spesso, dove non arriva la sventura (penso ad esempio alla morte del figlio di John Travolta) , arriva questa sorta di "vendetta trasversale" su quelli che dovrebbero essere gli affetti più cari . Non si parla di liza Minnelli senza citare la tragedia di Judy Garland, per non parlare di Marlon Brando, o - di cruda attualità - di Polansky . E l'elenco potrebbe essere infernalmente lungo ...
Forse è il tragico e inevitabile destino di chi vive accanto a personalità dilatate, instabili, eccentriche, sregolate, ansiose ed ansiogene.
Un grande critico osservava che l'attore è spesso un uomo/donna dalla personalità incerta e confusa, che si deve "riempire" dei personaggi che interpreta.
Mi era sembrata un'affermazione esagerata, ma una spiegazione ci dev'essere per un fenomeno così devastante e disumano.
A volte penso che sarebbe saggio da parte delle celebrità non mettere al mondo degli eredi. È fin troppo ovvio che questi sono destinati all'infelicità, al confronto, alla carenza d'attenzioni. In genere la scappatoia è l'autodistruzione che è tra l'altro il mezzo più efficace per punire i genitori.
I più saggi e fortunati tra i figli celebri se la cavano con un'inversione di ruolo, diventando cioè eccezionalmente maturi e facendo praticamente da genitore ai propri genitori. (Mi viene in mente ad esempio la grande considerazione che ha Keith Richards di suo figlio Marlon).
Un altro esempio illuminante di uno che, nonostante tutto, ce l'ha fatta a sopravvivere egregiamente alla celebrità paterna, è il mitico figlio di Bowie, regista di film di fantascienza, recentemente insignito di un premio prestigioso.
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