Sto discutendo con Elena, la portinaia albanese, del metodo più efficace per eliminare le muffe dai muri di casa (“Melio de tuto è la candegina” consiglia Elena in quel suo tono dolce e cantilenante) quando vengo raggiunta da Sandra che vorrebbe parlarmi in privato. Sandra ha bisogno di un anticipo sulla liquidazione e vorrebbe che io scrivessi per lei la richiesta ufficiale da inoltrare all’ufficio del personale. Messaggio ricevuto ma, per sicurezza, meglio tastare il terreno. Prima che il responsabile del personale si renda reperibile telefonicamente ho il tempo di buttar giù due modelli: uno moderato e formale, l’altro più strappalacrime.
“Le basterebbe una cifra modesta” comincio a spiegare al telefono scoprendomi improvvisamente nei panni del difensore.
“Ma per quale ragione?” chiede la voce già maldisposta
“Ha una serie di cose da pagare: la retta dell’asilo, l’affitto arretrato…”
La mia spiegazione ottiene solo un mugugno di disapprovazione. Non basta, mi dico, non basta. Non basta essersi lasciati alle spalle un passato difficile, una famiglia disastrata, non basta aver deciso di portare coraggiosamente a termine una gravidanza inattesa, non basta avere un uomo che se ne frega completamente di suo figlio, non basta avere un lavoro retribuito col minimo sindacale. Tutto questo non basta, non rientra nella casistica prevista dalla legge.
“D’accordo” provo a rilanciare “però lavora qui da otto anni e questo è uno dei requisiti necessari”
“Sì ma abbiamo appena fatto richiesta di cassa integrazione, ci stiamo muovendo in un’ottica di risparmio, in questo momento non ha senso, voglio dire…è chiaro: fin qui abbiamo fatto quello che potevamo, qualcuno è stato accontentato, ma adesso…mi spiace, le cose cambiano, purtroppo”
Certo, fa parte della non-logica della vita: a chi la tocca la tocca, insomma, e Sandra ha la disgrazia di essere povera nel momento sbagliato. Non finisce qui, mi riprometto chiudendo la conversazione. Penso a cosa ne sarebbe di Sandra e del suo bambino se veramente dovesse essere attuato il previsto piano di cassa integrazione a zero ore: mi chiedo come potrebbero cavarsela con il salario di Sandra decurtato del 40%. E penso alla disgustosa propaganda di regime che invita all’ottimismo, che invita a spendere, a spendere per rilanciare l’economia. E chi glielo dice a Sandra, lunedì mattina? Chi glieli fa gli auguri di buon natale?
1 commento:
Potrebbe dirglielo il suo responsabile con un assegno in mano magari, visto e considerato che con una sola delle sue mensilità potrebbe estinguergli sia l'affitto arretrato, sia pagargli la retta dell'asilo per non so quanti anni.
Ma tando c'è ammore nell'aria.
Ci vogliamo tutti bene.
Con l'angolo della bocca sporco di zucchero a velo e la fiatella di spumante ci sentiremo dire che "va tutto bene".
Tanto a lui chi gliele mette le mani in tasca?
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